L'artrite reumatoide presenta manifestazioni cliniche piuttosto caratteristiche ma per porre diagnosi di artrite, per valutarne la gravità e programmare la giusta strategia terapeutica si rende neccessario il ricorso ad indagini laboratoristiche e strumentali.
In base
ai criteri ARA, per porre diagnosi di artrite
reumatoide devono essere soddisfatte almeno 4 delle seguenti 7
condizioni:
Rigidità
mattutina di almeno
1 h (prima del miglioramento massimo) presente da almeno 6 settimane;
Artrite
di 3 o più
articolazioni presente da almeno 6 settimane;
Artrite
delle mani presente
da almeno 6 settimane;
Artrite
simmetrica presente
da almeno 6 settimane;
I primi
cinque criteri sono
clinici, il VI laboratoristico ed il VII radiologico.
Laboratorsitcamente
si ha un
incremento degli indici di flogosi (VES, PCR e α2 globuline) maggiore
nelle
fasi acute, minore in quelle di remissione e dopo trattamento
farmacologico.
C’è ipergammaglobulinemia dovuta ad aumentata produzione di anticorpi.
Tra gli
anticorpi presenti il
fattore
reumatoide sierico risulta positiva in circa il 70% dei pz
affetti (AR
sieropositiva) e negativa nel restante 30%. Ha quindi una buona
sensibilità
diagnostica che però è influenzata dallo stadio della malattia (precoce
o
avanzato) e dalle fasi della malattia (attività o remissione); inoltre il FR può essere
presente anche in
altre patologie connettivali, infettive ed anche in soggetti sani, la
specificità diagnostica non è per tanto ottimale. Il riscontro di FR ad
alto
titolo o in più dosaggi consecutivi ne aumenta il valore predittivo. I
soggetti
FR positivi presentano forme cliniche più severe rispetto ai negativi e
l’alto
titolo del FR si associa ad una prognosi peggiore a lungo termine. E’
per tanto
un fattore prognostico negativo.
Di
maggior interesse risulta
essere il dosaggio degli
anti-CCP (anticorpi diretti contro le proteine
citrullinate) che hanno maggiore sensibilità e specificità rispetto al
FR.
Hanno un alto valore predittivo essendo presenti molto prima delle
manifestazioni cliniche, il loro titolo è correlato alla gravità delle
manifestazioni radiologiche. Posso considerarsi marker specifici per
l’AR.
Altri anticorpi presenti sono gli antinucleo, generalmente a basso
titolo;
l’elevazione del loro titolo suggerisce la sovrappposizione di una
sindrome di
Sjogren o altre connettiviti. Indici di vasculite reumatoide sono
aumento di
immunocomplessi e riduzione delle frazioni C3 e C4 del complemento.
In alcuni
pazienti è possibile
riscontrare una anemia da flogosi cronica. I bianchi sono in genere
normali,
può presentarsi leucopenia secondaria a terapia. Nelle fasi di attività
può
presentarsi anche piastrinosi per attivazione complemento mediata.
All’esame
il liquido sinoviale
appare torbido, poco viscoso, con aumento di proteine e riduzione di
glucosio, ed
aumento dei bianchi, prevalentemente neutrofili. E’ possibile
dimostrare la
presenza di ragociti (fagociti con inclusiioni citoplasmatiche
rotondeggianti e
rifrangenti, espressione della fagocitosi di immunocomplessi) e di
corpi
risiformi (rottura e necrosi di villi sinoviali)
La
diagnostica per immagini
riveste un ruolo importante per la valutazione della compromissione
delle
articolazioni colpite dal processo reumatoide.
L’esame radiologico
convenzionale è il più importante. Nelle fasi precoci si ha tumefazione
delle parti
molli periarticolari ed osteoporosi iuxtarticolare, che assumono
maggiore
specificità se distribuite simmetricamente alle piccole articolazioni
delle
mani e dei piedi. Successivamente compaiono riduzione delle rime
articolari,
uniforme ed indipendente dalle superfici di carico, ed erosioni
articolari. Le
erosioni solo le alterazioni più specifiche iniziano in sede marginale,
a
carico delle aree nude, e si estendono poi al resto della superfice
arrivando
ad alterare il profilo dei capi articolari. Nelle fasi avanzate si ha
la totale
scomparsa dell’interlinea articolare, osteoporosi diffusa e marcata,
aumento di
numero e gravità delle erosioni, dislocazioni, lussazioni e deformità.
La TC e la RM sono impiegate
per
lo studio della colonna e delle articolazioni coxofemorali mentre
l’ecografia è
impiegata per lo studio delle lesioni pararticolari.
La prognosi quod vitam
è buona
con una riduzione della vita media dei soggetti affetti di pochi anni
(7 per
gli uomini e 3 per le donne) mentre quod valetitudem è un po’ meno
buona con
impaccio motorio via via ingravescente che comporta inabilità a lavoro
a
partire da dopo 10 anni di attività della malattia.
Fattori
prognostici correlati
ad una maggiore aggressività e rapidità della presenza del gene DR4,
sieropositività per FR, alto titolo di FR, alto titolo di anti-CCP,
elevato
numero di articolazioni coinvolte, comparsa precoce di erosioni,
precoce
invalidità, impegno extrarticolare, esordio in età avanzata, basso
livello
scolare.
La valutazione dell’attività
della malattia e della risposta alla terapia è calcolabile con il Disease Activity Score (DAS)
calcolato con
una formula matematica che prende in considerazione 4 parametri:
Stato globale della salute espresso dal pz in valore da 0a 100.
La terapia
ha come obbiettivo l’attenuazione dell’infiammazione, la gestione del
dolore,
la preservazione della motilità articolare, la prevenzione delle
deformità e la
loro correzione, qualora già presenti.
La terapia farmacologica si avvale dell’utilizzo di farmaci
di fondo da assumersi costantemente per il controllo del processo
infiammatorio
cronico. La terapia classica prevede nelle forme lievi antimalarici di
sintesi,
nelle forme persistentemente attive il Methotrexate, in quelle precoci
immunosoppressori che possono essere somministrati anche in
associazione con il
metrotrexate. I migliori farmaci di fondo, sono i farmaci biologici
(infliximab, rituximab, etanercept) che hanno una efficacia superiore
rispetto
agli altri e sono dotati di elevata specificità e sensibilità,
purtroppo però,
per gli alti costi, il loro impiego viene riservato ai casi che non
rispondono
alla terapia tradizionali. Ai farmaci di fondo si aggiungono anche
farmaci
sintomatici come FANS e corticosteroidi per la gestione del dolore e
dell’infiammazione acuta nelle fasi di attività. Per preservare più a
lungo
possibile la motilità articolare è importante la terapia fisica e
riabilitativa. La terapia chirurgica viene riservata ai casi gravi e
può essere
usata a scopo preventivo con sinovectomie ed osteotomie per prevenire
deformità
articolari che correttivo delle deformità. Nelle fasi avanzate può
essere
necessaria la tenoraffia per rotture tenidenee, neurolisi per sindromi
canicolari, osteotomie ed eventualmente sostituzione protesica
dell’articolazione per le gravi malformazioni.
*Indice
di Ritchie (15): valuta la risposta dolorosa
del paziente alla digito-pressione sulle rime di articolazioni o alla
mobilizzazione passiva delle articolazioni (ove la digitopressione non
è
applicabile); alle risposte per ciascuna articolazione viene dato un punteggio da 0 a 3 (0= non
dolente; 1= dolente; 2= dolente e reattivo alla palpazione; 3= dolente,
reattivo e retratto alla palpazione) Il punteggio complessivo (compreso
fra 0 e
78) è ricavato dalla somma dei punteggi di ciascuna articolazione.